Così, anche tu parti...

Si parte, oggi si parte. Finalmente le vacanze. Non mi sembra vero. Non riesco ad immaginarmelo in tre. Abbiamo lasciato i gattini soli nella casa nuova, un po' mi spiace perché in questi giorni erano già nervosi per conto loro. Ma chissà, magari hanno avvertito l'ansia da preparativi. Lasceremo la casa neonata, quasi un tradimento. Eppure così necessaria questa vacanza.
Mi sembra tutto così surreale, un ricordo più che un futuro. Come quelle foto che conservano i genitori arrossate dal tempo, indebolite dalla memoria.
Mille pensieri, dalla paranoia da incidente, alla paura che ricominci l'insonnia o che non dorma Ricky. Emozionata per il viaggio, incuriosita dalla scoperta del mare bambino. Cullata dai bei ricordi di passeggiate lungomare, sale tra i capelli e intensi profumi. Tempo per me e per Lui, per riscoprire i genitori innamorati, romantici nelle piccole cose.
Un viaggio da bambina a mamma, da mamma a bambino.
A presto.

Rospi da ingoiare

È ufficiale, l'ha confermato anche la vicina della nonna del mio compagno: Ricky è uguale a suo padre, anche nei comportamenti.
Lo stesso sguardo, la stessa timidezza.
La stessa intelligenza. La stessa tranquillità.
Io come risaputo sono stata solo un utero in affitto. Se assomigliasse a me probabilmente sarebbe brutto, stupido e antipatico. Ah poi se va dal papà è il cocco di papà, gli vuole bene. Se viene da me invece viene prontamente prelevato e portato verso altri orizzonti. Tra l'altro non è che me lo tenga incollato o lo cerchi. Io lo lascio fare, mi estraneo lasciando gestire il pupo ai nonni. Ma se viene da me gli do retta, forse secondo loro dovrei ignorarlo. O magari se me ne stessi proprio a casa sarebbe meglio.
E poi: "Di' papà. Di' papà!" come se non glielo facessi dire a casa. E ancora: vai da papà, papà guarda cosa fa. Mamma mai.
E quando me lo riporti, e quando me lo lasci, come se lo tenessi segregato. E la volta che gliel'ho lasciato mi dice: "a stare tanto con lui poi si impara a conoscerlo..." buon inizio penso "per esempio ieri ad un certo punto si è girato e aveva tutto lo sguardo di Lui!" brutta fine.
Certo ora me la prendo solo perché tutte queste cose mi fanno venire in mente che non mi sono mai sentita del tutto accettata nella loro famiglia. Probabilmente non si aspettavano una come me, magari preferivano una persona più credente, meno pratica e più casalinga. Di sicuro più magra e magari più alta, più dolce nei modi di tutti i giorni e meno spiccia. Magari meno sincera ma più allegra.
Ma io sono così e in fondo non è che dobbiamo starci simpatici per forza.
Per cui ora sto cercando di fare pensiero zen, non pensarci troppo e sperare che un secondo figlio possa migliorare un pochino le cose. Magari  capiranno che i bambini sono molto simili e non perché siano tutte fotocopie di Lui, che certi atteggiamenti, certe tappe le passano tutti. Che si può essere meno apprensivi, meno smaniosi. Perché con due poi bisognerà dividere attenzioni e forze, così magari smetterà anche di dire che lo crescerebbe lei.
...anche se il dubbio che non sia così ce l'ho sempre. Mi chiedo: e se poi Ricky sarà sempre il preferito e non calcoleranno il secondo. O magari il secondo fisicamente sarà più simile a Lui e lasceranno da parte Ricky? O magari li prenderanno come cloni del padre e non cambierà nulla ma peggio si moltiplicherà tutto?? L'ideale sarebbe una femmina.
Ma non penso avrò femmine.



Ah si... dal prossimo anno, se tutto va bene, abbiamo deciso di riaprire le danze!

Lieto evento



Ultimamente ho visto un film intitolato "Travolti dalla cicogna" è una pellicola francese divisa a metà: se nella prima parte si sorride nonostante la trama sia molto veritiera su come la coppia innamorata affronta la gravidanza, nella seconda parte con la nascita della bambina qualcosa vacilla, i toni si fanno più pessimisti, la presenza del compagno sparisce, l'amore di coppia dopo un figlio è impossibile. Quello che mi ha colpito di più però è stata Louise Bourgoin, bella e incredibilmente calata nel ruolo anche fisicamente, oltre che a una buona regia e ad un ottima fotografia.

Il finale lascia un po' a desiderare trascinandosi questo pessimismo che farebbe cambiare idea riguardo i contraccettivi anche al Papa, per quanto il cambiamento con l'arrivo della bambina sia drastico e senza possibilità di salvezza. Ma comunque il film è godibile.
Incuriosita sopratutto dal finale frettoloso e confuso sono andata a cercare informazioni sul film e ho scoperto che è tratto da un libro: Lieto evento di Eliette Abécassis.
La pellicola ricalca molto il libro infatti affermazioni e dialoghi li si trovano qua e là come fosse il copione, al contrario del finale che riesce ad essere ancora più pessimista e depresso (soprattutto nei confronti delle relazioni di coppia).
Su un concetto il libro mi ha colpito nella parte finale intrisa di pessimismo:

"E se la smettessimo di dire che il bambino è una persona? Ci hanno detto troppe volte che è una persona, forse per questo ci mette in discussione è il terzo elemento che, come nel romanzo di Simone de Beauvoir, distrugge la coppia. Ma se invece ci interessassimo alla coppia, il bambino starebbe meglio perchè potrebbe vivere con suo padre e sua madre, e non in coppia con uno dei due solamente. Siamo noi che abbiamo inventato il bambino facendogli credere di avere un posto nella società e lui si sta impadronendo di tutto lo spazio. Ma quale "noi"? Chi ha inventato il bambino? Rousseau certo, invitando all'allattamento, poi la Dolto dandogli la parola, Winnicott, Bruner... e tutti gli psicologi dell'infanzia che insistono a farci credere che il bambino è una persona. E soprattutto il dottor Freud quando ci ha fatti sentire in colpa dimostrandoci che tutto si gioca prima dei tre anni."

[Lieto evento - Eliette Abécassis -Marsilio -  p141]

Su questo sono pienamente d'accordo, prima di tutto perchè chi si dedica anima e corpo al bambino rischia seriamente per la coppia, e da figlia di separati posso dire che la coppia è importante. In secondo luogo perchè più nozioni si hanno su un argomento quale l'allevamento di un figlio più si rischia di affrontarlo a livello tecnico  e non empatico e animalesco come invece dovrebbe essere.