Una stanza tutta per sè

Tanto tempo fa sono andata ad una mostra al museo di arte contemporanea di Rivoli, si chiamava "Una stanza tutta per sé", alcuni artisti erano stati chiamati a realizzare una stanza a tema del famoso libro della Wolf.
Quella che mi aveva colpito di più era stata la stanza gialla di Massimo Bartolini.
La stanza gialla era tutta gialla, ed aveva tutti gli angoli smussati, che creavano una sensazione di infinito, poteva essere grandissima, non ne percepivi i bordi e avevi quasi paura ad avvicinarti per toccare le pareti.
Ma creava anche claustrofobia nella sua illusione di immensità, chissà fosse stata azzurra magari sarebbe apparsa più rassicurante, invece era gialla e anche quello la rendeva un po' fastidiosa.
Ma è stata la stanza che mi è rimasta più impressa.
Quella che mi ha lasciato qualcosa.
Aveva un che di spirituale.

Massimo Bartolini -  Head n.2 (The Studio) 1997–98

La foto non rende giustizia (tra l'altro è l'unica che si trova in rete) a questa opera, è una di quelle cose che bisogna vivere.

Tornando al presente, vorrei tanto una stanza tutta per me dove lasciare a metà le cose nella speranza di riuscire a finirle. Una stanza piccola e grande allo stesso tempo, magari una mansarda luminosa, con delle tende leggerissime e tante finestre.
Dentro ci vorrei mille cassettiere e cassettini e una parte la dedicherei allo scrapbooking, voglio andare avanti con l'album di Ricky e iniziare quello di Andrea.
Da un'altra parte magari avere una tela con un acquarello in corso d'opera.
Una sedia di quelle appese tipo dondolo per leggere con della musica di sottofondo, un computer dove poter vedere serie tv nuove (sono in attesa dei nuovi sviluppi di Grey's anatomy e di Una mamma per amica tra l'altro, ma sono aperta a nuovi orizzonti) seduta su una poltrona morbida e accogliente.
E poi un bollitore per le tisane e un barattolo di vetro pieno di biscotti fatti in casa, ma fatti bene..





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